2.2.8. Verbi
Come in italiano, il verbo è la parte più importante
del discorso perché sostiene ogni proposizione, anche se a volte, ma
raramente, è sottointeso. La coniugazione di gran lunga più frequente è quella in -à (sono più di ottocento del migliaio di verbi censiti, con esclusione di varianti e derivazioni), come ciamà, parlà, ramà, strumenà, sunà, vardà che è anche quella che presenta meno forme irregolari, con il presente indicativo in -i, -et, -a nelle tre persone singolari e il participo passato in -àt. Il gruppo di verbi in -ì (un’ottantina, fra cui bulsì, capì, cüsì, finì, pasì, scernì, spartì) ha l’indicativo presente (prima persona) in -ìsi, anche quando il corrispettivo italiano non ha la forma in -isco incoativa (infinito: empienì – presente indicativo: empienìsi; infinito: pentìs - presente indicativo: me pentìsi; infinito: divertìs - presente indicativo: me divertìsi). Il participio passato è normalmente in -ìt. Un’altra coniugazione può essere considerata quella che raggruppa i verbi come crès, decìt, vif (senza desinenza all’infinito, circa una sessantina) unitamente alla decina che terminano all’infinito in -é (piasé, tasé, vedé), nei quali le prime due persone singolari dell’indicativo presente terminano in -i e -et, mentre alla terza persona c’è la sola radice senza altre vocali. Il participio passato ha di solito desinenza -ǜt anche quando in italiano troviamo la forma forte (mosso=muvǜt, letto=legiǜt, stretto=strengiǜt); in qualche caso sono presenti tutte e due le forme, ma quella debole è più caratteristica e “arcaica” (scrit/scrivǜt, decìs/decidǜt, mès/metǜt, rispòst/rispundǜt). Sono verbi irregolari rispetto alla situazione sopra indicata, oltre ai due ausiliari ès (a Castionetto és) e avé, da, di, durmì, endà, fa, fügì, murì, pudé, tra, savé, sta, tö, vulé, oltre a sentì, tegnì e vegnì (a Castionetto sintì, tignì e vignì), che costituiscono gruppo a sé, con le stesse desinenze. I verbi possono essere transitivi
(mangià, vedé, ramà, giustà) o intransitivi (endà, restà,
caminà, tasé, durmì) ed alcuni hanno le due forme secondo il significato
che assumono nel contesto della frase (finì); la forma pronominale
è pure diffusa, con verbi riflessivi (lavàs), riflessivi reciproci
(sbasutàs sü), riflessivi apparenti (lavàs i man), intransitivi
pronominali (pentìs), in cui il
riflessivo è se in tutti i casi, tranne che con la prima persona
singolare (me) e la seconda plurale (ve); all’infinito
riflessivo si aggiunge una s al verbo d’origine (mangiàs).
La costruzione dell’impersonale prevede l’uso di se con verbi
intransitivi o transitivi senza oggetto espresso (se rinéga,
se mör); nei verbi senza soggetto (per lo più meteorologici)
si usa el (el piö́f).
Si fa notare che el si usa anche in frasi non propriamente impersonali,
in cui tuttavia il soggetto plurale è espresso dopo il verbo (pàrla
quàn' che el pìsa i galìni). I verbi ès (és a
Castionetto) e avé sono gli ausiliari ed hanno una coniugazione
alquanto irregolare; come in italiano, per i verbi transitivi l’ausiliare
è sempre avé, per gli intransitivi può essere avé o ès.
Anche nel nostro dialetto i verbi transitivi possono avere forma attiva
o passiva (con ausiliare ès più che con vegnì o con se
passivante), ma la forma passiva è un po’ forzata ed è perciò usata
pochissimo. Piuttosto che dire sta ca l’è stàcia fàcia sü en del
1900 oppure la pulénta l’è stàcia mangiàda tǜta, si
preferisce, nel parlare corrente, la forma attiva, magari con costruzioni
impersonali o dislocazioni: sta ca i l’à fàcia sü en del 1900
e la pulénta i l’à mangiàda tǜta. Verbi servili sono solo pudé, vulé, e duvé,
ma per esprimere la necessità si usa di solito la locuzione gh’ù
de + infinito (o ‘l me tùca + infinito). Il verbo dialettale ha gli stessi modi della lingua italiana:
indicativo, congiuntivo, condizionale, imperativo e i modi indefiniti
infinito, participio, gerundio, ma l’uso del
congiuntivo e del condizionale è raro e pressochè inesistente
quello del gerundio. Nei periodi ipotetici della possibilità e dell’irrealtà
si sente spesso usare nella protasi, al posto del “corretto” congiuntivo,
il condizionale (se sarìs anzichè se füdés) o l’indicativo
imperfetto (se sèri). Al posto del gerundio si ricorre ad espressioni
come su dré a scrìf (sto scrivendo), entànt che ‘ndàvi
(andando), a vignì gió del Dàlech ù vedǜt… (scendendo dal
monte Dalico ho visto…). I modi più usati sono l’indicativo, ovviamente,
e l’imperativo, che, diversamente dall’italiano, nella forma negativa
non ricorre all’infinito (pàrla mìga!=non parlare!). L’infinito
ha la stessa frequenza d’uso dell’italiano ed è spesso sostantivato,
così come il participio passato, usato anche come aggettivo; il participio
presente non esiste se non in qualche rara forma con funzione di aggettivo
(magunént, scutént) o di sostantivo (cantànt, aiütànt). I tempi del modo indicativo sono sei, tre semplici (presente,
imperfetto, futuro) e tre composti (passato prossimo, trapassato prossimo,
futuro anteriore), ma il futuro è poco usato e, di solito, la nozione
di futuro è affidata ad un avverbio di tempo (presente pro futuro: dumàn
fu ‘na scapàda a Sùndri piuttosto che dumàn farù ‘na scapàda
a Sùndri). Per il resto, i tempi si usano come in italiano; si può
segnalare che sono frequenti l’imperfetto di modestia per esprimere,
con tono garbato, un desiderio (vegnìvi per quél mesté) e il
futuro suppositivo che indica in forma incerta un avvenimento (i
sarà i tri oppure el sarà i tri). Non esistono il passato
e il trapassato remoto. I tempi del congiuntivo e del condizionale sono
rispettivamente quattro e due, come in italiano. Si fa notare che le desinenze
utilizzate sono in pratica solo quattro, in quanto la terza persona
singolare è usata anche per la prima persona plurale (preceduta da en
nella costruzione impersonale: en dis, en fa, en pàrla) e per
la terza persona plurale (preceduta dalla particella pronominale i:
i dis, i fa, i pàrla); nell’imperativo compare però per la prima
persona plurale la forma “propria”: ‘ndóm!
(andiamo!), parlùm d’òtru! (parliamo d’altro). (Vedi anche il paragrafo “Pronomi”
per l’uso dei verbi unitamente ai vari pronomi). Si riporta nella scheda 2 la coniugazione dei verbi più
importanti. Il vocabolario riporta i verbi
all’infinito, con la prima persona singolare dell’indicativo presente
e il participio passato tra parentesi. Se molto usato, il riflessivo
compare senza traduzione dopo una doppia barra verticale (Es.: ciacà (mi ciàchi, ciacàt) (CA)
- tr. nascondere, celare, occultare || ciacàs rifl.). I
molti verbi accompagnati da avverbi sono riportati esplicitamente sotto
il verbo base solo quando il loro significato non è immediatamente ricavabile;
sono separati da una doppia barra ( || ) e messi in coda alla articolazione
a cui si riferiscono, seguiti dalla relativa sigla della morfologia
e dalla traduzione come se fossero un lemma a sé. In altre parole un’espressione
come andà là (andare là)
non è trattata nel modo sopra
descritto (come lemma con doppia barra) perché è un semplice esempio
d’uso del verbo; invece raspàs scià(riaversi, rimettersi in salute) È diviso dal verbo base con doppia barra. Se
un’espressione ha sia il significato deducibile immediatamente da quello
del verbo base, sia un significato diverso, si mettono entrambe le traduzioni,
con l’articolazione consueta (1., 2. …). I verbi con pronomi enclitici
sono trattati nello stesso modo. Si consideri il seguente esempio: taià
(mi tài, taiàt) - 1. tr. tagliare | taià i pagn adòs = parlare molto male di
qualcuno | taià i gàmbi =
tagliar le gambe, ostacolare con successo, indebolire | taià la còrda = svignarsela, scappare. 2. intr. cambiar strada, prendere una scorciatoia, deviare. 3. intr. essere affilato, tagliente || taià fö́ tr. 1. recidere: taià fö l’èrba
= falciare l'erba, taià fö 'na
piànta = abbattere, sradicare una pianta. 2. ritagliare
(una figura da una pagina, la stoffa per un vestito) || taià giò (CA) - giù (CH) tr. affettare || taià sǜ tr. fare a pezzi, tagliuzzare, sminuzzare: taià sü la légna = tagliare legna. – cfr. taiàt. Nei casi in cui il verbo composto con avverbio non fa variare il significato originario del verbo, si indica la formula “con lo stesso significato” tra parentesi (Es.: sbasutà (mi sbasòti, sbasutàt) - tr. sbaciucchiare || sbasutàs rifl. recip. sbaciucchiarsi || (più frequente) sbasutàs sǜ (con lo stesso significato): dü murùs i se sbasutàva sü = due fidanzati si sbaciucchiavano.).
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SCHEDA 2 - Verbi
Per il verbo “avere” sono riportate due forme: la forma senza ch enclitico è usata quando il verbo è ausiliare (mi ù mangiàt), l’altra quando il verbo è usato nel suo valore proprio in forma assoluta (lü ‘l gh’éva ‘na bèla ca, mi gh’ù fam), oltre che per esprimere il dovere di fare un azione (mi gh’ù de fa). In qualche caso si può usare anche la prima forma con valore di avere, specie nella parlata di Castionetto, soprattutto nelle costruzioni in cui il significato del verbo diventa simile a “sentire”, “provare”; si potrà dire così mi ù sét, mi évi paǜra. Ovviamente in frasi come lü ‘l gh’à dic, i gh’arà purtàt etc. la particella ghe ha funzione di pronome personale (a lui, a loro, a noi, a lei). Si noti come nella prima persona plurale la consueta particella pronominale en divenga m’ nella prima forma del verbo.
Verbi ausiliari ès-vès (CH) – és-vés (CA)
INDICATIVO
CONGIUNTIVO
CONDIZIONALE
IMPERATIVO sìet (ti) - siéduf (viòtri) PARTICIPIO stac (stàcia, stàci). Si ricorre al participio del verbo sta
Verbi ausiliari avé (avéch-véch)
INDICATIVO
CONGIUNTIVO
CONDIZIONALE
IMPERATIVO àbet (ti) - PARTICIPIO avǜt - vüt - üt (avǜda, avǜdi)
Verbi regolari desinenze
INDICATIVO
CONGIUNTIVO
CONDIZIONALE
IMPERATIVO
PARTICIPIO
. Verbi regolari I gruppo vardà
INDICATIVO
CONGIUNTIVO
CONDIZIONALE
IMPERATIVO vàrda (ti) - vardóm-vardùm (nün) - vardì (viòtri) PARTICIPIO vardàt (vardàda-vardàdi)
Verbi regolari II gruppo vedé
INDICATIVO
CONGIUNTIVO
CONDIZIONALE
IMPERATIVO vét
(ti) - vedùm-vedóm (nün) - vedì (viòtri) PARTICIPIO vedǜt (vedùda-vedùdi) - vist (vìsta-vìsti)
Verbi regolari II gruppo scrìf
INDICATIVO
CONGIUNTIVO
CONDIZIONALE
IMPERATIVO scrif
(ti) - scrivùm-scrivóm (nün) - scrivì (viòtri) PARTICIPIO scrit (scrìta-scrìti) - scrivǜt (scrivǜda-scrivǜdi)
Verbi regolari III gruppo finì
INDICATIVO
CONGIUNTIVO
CONDIZIONALE
IMPERATIVO finìs
(ti) - finìm-finùm (nün) - finì (viòtri) PARTICIPIO finìt (finìda-finìdi)
Verbi irregolari endà
INDICATIVO
CONGIUNTIVO
CONDIZIONALE
IMPERATIVO van
(ti) - ‘ndóm (nün) - ‘ndi (viòtri) PARTICIPIO ‘ndac (‘ndàcia-‘ndàci). (#) Le indicazioni CH e CA si riferiscono a forme presenti
esclusivamente nella parlata di Chiuro e Castionetto (*) È stata usata nella tabella la variante di Chiuro;
a Castionetto vòtri. (°) Nelle forme composte è usata una sola delle possibili varianti dell’ausiliare . |