2.1. SCELTA DEI LEMMI

 

 

Costituiscono lemmi distinti:

- i sostantivi maschili e femminili (normalmente al singolare),

- gli articoli,

- gli aggettivi (normalmente al maschile, compresi i participi passati con valore di aggettivo),

- i pronomi,

- le preposizioni,

- le congiunzioni,

- le interiezioni,

- i verbi (all’infinito),

- gli avverbi

del dialetto di Chiuro e Castionetto[1]. Quando un termine è generalmente adottato da entrambe le parlate viene indicato senza alcuna precisazione; qualora invece un termine sia usato solo in uno dei due paesi si indica fra parentesi dopo il termine la sigla CA per Castionetto e CH per Chiuro. Spesso, tuttavia, non è facile discriminare fra termini autentici del dialetto di Chiuro e di Castionetto, altri più genericamente “valtellinesi”, visto che per quasi ogni parola si possono riscontrare nell’uso moltissime varianti, sfumature, anche solo di pronuncia, che a partire da una forma più arcaica (normalmente di Castionetto) giungono fino ad una molto vicina all’italiano (più diffusa a Chiuro).

 

I vocaboli che, pur avendo lo stesso significato in italiano, sono differenti nel dialetto di Chiuro e di Castionetto tanto da comportare una posizione diversa nell'ordine alfabetico, sono trattati come lemmi diversi. In questi casi, tuttavia, la descrizione completa viene fatta solo per il lemma che compare per primo nell'ordine alfabetico, mentre per il secondo lemma ci si limita all'indicazione del valore morfologico seguito dal richiamo "vedi" e dal lemma a cui si rimanda. Vengono posti sulla stessa riga due termini consecutivi nell’ordine alfabetico.

regórt (CA) - regòrt (CH) - sm. ricordo, memoria | de mè regòrt = per quanto mi ricordi.

rampeghìn (CH) - sm. individuo che si arrampica spesso e agilmente su piante o pali infissi al suolo; ® (più usato) persona cavillosa, che cerca pretesti e motivi di critica e di dissenso / CA rampighìn.

rampighìn (CA) - sm. vedi rampeghìn (CH).

 

I vocaboli con grafia identica sono preceduti da numeri in cifra araba 1), 2), 3) quando tra loro non è possibile ravvisare nessi lessicali; diverso è il caso di significati derivati che sono trattati all'interno della stessa voce, separati da analoghi prefissi numerali 1., 2., 3.

1) vérs (CA) - vèrs (CH) - sm. verso, urlo, strillo, grido acuto.

2) vérs (CA) - vèrs (CH) - 1. sm. fianco, lato, senso: ciapà per el vèrs giǜst = prendere per il giusto verso. 2. prep. verso, in direzione di: 'nda vèrs Ciǜr = andare verso Chiuro.

 

Di norma non vengono indicati come lemmi termini con aferesi o elisioni, anche se spesso utilizzati nelle due parlate; quando lo si fa, il lemma alterato viene riportato senza apostrofo, oltre a quello originario, con i rimandi consueti. Nelle frasi esplicative all’interno della descrizione, viceversa, si utilizzeranno ogni volta che sembri opportuno.

 

Circa i termini composti, si è deciso di limitare il più possibile il numero di lemmi per non dover cercare un criterio discriminante, spesso debole. Ad esempio il biscotto tipico òs de mòrt si troverà nella descrizione di òs, così come ciàer d’öf (= albume) in quella di öf. I termini composti dati come lemmi a parte saranno, di solito, scritti come un’unica parola (es.: tirabüsciùn). I nomi di piante, erbe, fiori, molte volte composti, sono riportati nella voce relativa al termine principale, dopo una doppia barra; nella traduzione è stato adottato il nome scientifico in latino, assieme al corrispettivo in italiano più diffuso. Per piante e fiori comuni (noce, abete, rosa…) non è stato indicato il nome in latino[2].

capèl (capéi) - sm. cappello || capèl de prévet (CA) - prèvet (CH)  - sm. berretto da prete, fusaria (Euonymus europaeus L.).

 

Data la funzione per così dire “archeologica” del presente lavoro, sono state escluse dal vocabolario tutte quelle parole che, pure senz’altro diffuse oggi nella parlata di Chiuro e Castionetto, appaiono come un semplice adattamento dall’italiano e possono essere facilmente costruite da chi si esprime correntemente in dialetto; sono rimasti così esclusi molti termini riferibili agli oggetti, alle situazioni e alla vita moderni, oltre a molti altri che indicano concetti astratti. Ad esempio, felicitaziùn (=felicitazioni), chilumetràc (=chilometraggio), vidimà (=vidimare) non fanno parte di questo vocabolario.

Viceversa, sono stati inseriti termini come, ad esempio, sicutérat (scritto tutto unito come avverbio) che non appartengono propriamente al dialetto, ma fanno parte di un modo di esprimersi tradizionale locale e arcaico, ormai raramente usato; con una certa tolleranza sono stati presi in considerazione termini o varianti propri del “dialetto urbano” (una sorta di versione elevata del dialetto), in quanto distintivi della situazione chiurasca (ad esempio mangià oltre che maià, piàt al posto di tunt).

 

Si è ritenuto opportuno non inserire termini scurrili o espressioni troppo crude (tanto da essere volgari), anche se, certo, fanno parte del modo di esprimersi dialettale spesso colorito e ricco di battute salaci.

 

 



[1] In totale i lemmi del vocabolario sono 6388, considerando anche le varianti Castionetto/Chiuro e le voci secondarie separate da doppia barra ( || ) all’interno di un lemma (alterati, verbi composti etc.), così distribuiti: A: 156; B: 393; C: 658; D: 194; E: 216; F: 285; G: 293; I: 54; L: 206; M: 475; N: 92; O: 48; P: 653; Q: 57; R: 359; S: 1325; T: 454; U: 134; V: 251; Z: 85. I verbi sono più di 1000, i sostantivi oltre 4000, gli aggettivi circa 600.

[2] Per questa problematica si rimanda agli studi di Vera Credaro e Augusto Pirola; in particolare vedi V. CREDARO, Saggio di fitonimia della provincia di Sondrio, in «Atti dell'Istituto Botanico e del Laboratorio Crittogamico dell'Università di Pavia», S. 7, vol. 3 (1984), pp. 51-91. Dal marzo 2004 un ulteriore contributo alla materia è stato pubblicato su Le Vie del Bene, ad opera di Stefano Ruffoni.